Non c’è più tempo! Un cambiamento è necessario

Sono oramai all’ordine del giorno le notizie mainstream che riguardano i cambiamenti climatici e l’inquinamento..qualche sera fa guardando il telegiornale ci si è “gelato il cuore” nel vedere le immagini degli strati di schiuma tossica che inquinano lo Yamuna, uno dei più importanti fiumi sacri dell’India.

Non è certo questa la sede per approfondire le cause e le conseguenze dell’azione antropica sul clima e neanche per riflettere su cosa realmente i governi stanno facendo e hanno intenzione di fare. Ci tengo a precisare che la questione è grossa, le vere responsabilità non sono dei comuni cittadini e neanche delle piccole/medio aziende agricole ma del sistema economico capitalistico. 

Mi voglio soffermare soltanto su uno dei mille aspetti che fanno parte della questione inquinamento e cambiamenti climatici: ovvero quella dell’agricoltura e dei consumatori, basti pensare che circa un quarto delle emissioni mondiali di gas serra proviene dalle coltivazioni intensive, dall’allevamento industriale e dalla deforestazione messa in atto per creare nuovi spazi coltivabili, possiamo parlare quindi in senso lato di Agricoltura.

Mi piacerebbe usare il condizionale, cosa potremmo fare..mi sento costretta invece ad essere imperativa: cosa siamo tenuti a fare per disincentivare questo “progresso” scellerato e insostenibile nella nostra piccola quotidianità? 

Noi produttori abbiamo una responsabilità sempre più importante verso la tutela del pianeta ma anche i consumatori devono rendersi conto che le proprie scelte influenzano un certo tipo di economia che ricade inevitabilmente sugli ecosistemi naturali e sul clima.

vediamo brevemente le condizioni che bisogna rispettare se si desidera invertire la rotta ed essere(almeno nel quotidiano) protagonisti di un lento processo ma necessario di cambiamento:

Cosa siamo TENUTI a fare noi produttori

Ridurre l’utilizzo dei pesticidi e coltivare secondo metodo biologico, ovvero utilizzare prodotti che aumentino le capacità intrinseche delle piante a respingere i parassiti o che le difendano in maniera naturale.

Utilizzare concimi organici che aumentino la fertilità del suolo e non lo impoveriscano.

Evitare il più possibile le monocolture che riducono la biodiversità non solo agroalimentare ma anche degli insetti impollinatori e richiedono un uso maggiore di pesticidi perché più soggette a “epidemie”.

Se si fa agricoltura su ampia scala (ad esempio grano o mais) rispettare le rotazioni colturali ovvero far susseguire ad una data coltura un’altra completamente diversa che arricchirà il suolo di sostanze nutritive necessarie per la manutenzione del terreno stesso che ricordiamo non è un “pavimento” ma un organismo vivo che ha bisogno di essere rispettato altimetri rischia di impoverirsi e morire.

Cosa bisogna fare come consumatori

Inizialmente può risultare faticoso ma se lo si desidera è possibile acquisire maggiore consapevolezza sulle conseguenze delle nostre scelte alimentari e rendere la spesa un nuovo modo di vivere contribuendo a uno sviluppo diverso e più sostenibile. Oltre il fatto che mangiare sano vuol dire mangiare bene, ne guadagneremo in salute e faremo felice il palato!

Oggi noi piccoli produttori abbiamo capito che non basta coltivare prodotti eccellenti per arrivare a voi consumatori ma che dobbiamo compiere uno sforzo maggiore, la vita è frenetica e il tempo da dedicare all’acquisto dei beni di prima necessità è poco.

Ecco perché si stanno sviluppando sempre più forme alternative di commercio: i mercatini rionali, le botteghe di prodotti biologici o, come facciamo noi, il delivery porta a porta di prodotti a Km 0.

Sappiamo bene che non sarà mai come andare al supermercato e acquistare tutto ciò di cui abbiamo bisogno e sicuramente per una certa parte la grande distribuzione è inevitabile, ma spesso il problema risiede proprio in questo: abbiamo realmente bisogno di tutto ciò che compriamo?


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